Convegno “Istruzione, arte e inclusione: confronti e riflessioni”

Scarica il libro d’artista di Maria Martuscelli “Quaderno in caviardage, 2023-2

 

 

             “Istruzione, arte e inclusione: confronti e riflessioni”

  

IL LIBRO D’ARTISTA DI MARIA MARTUSCELLI

  

Atti della II sessione 

Arte e inclusione: il libro d’artista di Maria Martuscelli

“Quaderno in caviardage, 2023-24”

  

  

Il libro d’artista di Maria Martuscelli “Quaderno in Caviardage, 2023-24” tra didattica sperimentale, principio di sussidiarietà orizzontale ed accomodamenti ragionevoli. Presentazione e genesi.

di

Sara Amato

Università degli Studi di Napoli

 

“Homo sum, human nihil a me alienum puto”

La presentazione del libro d’artista di Maria Martuscelli “Quaderno in Caviardage, 2023-2024” costituisce il fulcro dell’odierno convegno “Istruzione, arte e inclusione: confronti e riflessioni”, ideato con l’intento di illustrare l’opera de qua, narrando la sua genesi ed affrontando tematiche quali quelle dell’istruzione delle persone con disabilità e della loro inclusione scolastica e sociale.

Apro la sessione dei lavori rivolgendo il mio saluto a tutti i relatori – sia a quelli presenti in sala sia a quelli collegati da remoto – ringraziandoli per aver risposto, prontamente e con entusiasmo, all’invito di essere qui presenti stamattina. Saluto e ringrazio allo stesso modo la platea, in particolar modo le studentesse e gli studenti delle scuole superiori.

In questo consesso avverto tutta la delicatezza del mio ruolo: nel coordinare gli interventi, sono in veste di dottore di ricerca in diritto amministrativo e di ricercatrice indipendente, che – già docente universitaria a contratto – da anni conduce studi e ricerche in tema di inclusione sociale e scolastica, di solidarietà e sussidiarietà orizzontale, di efficienza ed efficacia amministrativa, di etica e pubblica amministrazione. Ma sono anche in veste di docente di sostegno di Maria Martuscelli: la studentessa è, infatti, da me seguita nel percorso scolastico, e tutte le attività – frutto di una didattica sperimentale –  descritte stamattina, sono state svolte insieme a me, con il coordinamento della prof.ssa Katia Pirozzi.

Le attività della studentessa ed i risultati ottenuti sono la ricaduta pratica degli studi e delle ricerche condotte in questi anni.

Maria Martuscelli è una ragazza di 20 anni, iscritta al quarto anno del Liceo Artistico Statale Di Napoli. Ama molto studiare, prediligendo le materie umanistiche. E’ una ragazza molto intelligente, curiosa, amante del bello e della vita.

Maria è una studentessa con multidisabilità gravi; non può frequentare le lezioni in presenza perchè i contatti con il mondo esterno, specialmente nei mesi più freddi dell’anno, devono essere ridotti al minimo. Per tale motivo, il Glo (gruppo di lavoro operativo per l’inclusione), al fine di garantire il pieno esercizio del diritto di istruzione e di formazione, ha adottato, quale accomodamento ragionevole, la didattica a distanza, nel rispetto della normativa nazionale e sovranazionale nonchè della documentazione scolastica (PTOF).

La studentessa segue le lezioni in una determinata fascia oraria (9.30 – 13.30), poichè le sue giornate sono scandite da terapie salvavita; le lezioni sono svolte dal docente di sostegno per tutte le materie, con la collaborazione degli assistenti specialistici (educatori e psicologi).

Sono, inoltre, previsti momenti inclusivi con la classe – sempre in modalità telematica -, uscite didattiche, laddove possibili per Maria, specialmente nel periodo primaverile, ed incontri organizzati. Ad esempio, con tutte le dovute accortezze, Maria ha festeggiato i suoi compleanni con i compagni di classe.

Alle attività didattiche è sempre presente la madre, figura indispensabile per l’efficacia di ogni singola lezione.

La didattica è tutta tesa al potenziamento delle autonomie, in particolare di quelle comunicative (n.b.: Maria non comunica verbalmente, nè per iscritto nè oralmente). Sappiamo molto bene che la comunicazione verbale (scritta e orale) è solo una delle tante tipologie di comunicazione. D’altra parte, come insegna la scuola di Palo Alto, non si può non comunicare.

Grazie alla collaborazione delle risorse del territorio, in particolare dell’assistenza specialistica messa a disposizione dal Comune di Napoli, e ad una efficace didattica, Maria oggi comunica, oltre che con il linguaggio tonico, anche tramite il pc con l’ausilio della CAA (comunicazione aumentativa e alternativa).

Per l’a.s. 2023/24 è stata individuata, quale ulteriore tecnica di comunicazione, il caviardage. Che cosa è il caviardage? E’ un metodo di scrittura poetica creativa che aiuta a comporre poesie, pensieri,… partendo non da una pagina bianca ma da testi già scritti: pagine strappate da libri da macero, articoli di giornali, testi su formato digitale,…

Il caviardage è utilizzato da Maria per comunicare parole, pensieri, desideri,… per rispondere a domande specifiche, per comporre poesie.

Come lavora Maria con il caviardage? Le sono sottoposti dei brani; dopo averli letti, sceglie il brano su cui lavorare; guidata, sottolinea con il pennarello rosso le parole che vuole comunicare; con il pennarello nero cancella tutte le altre parole; successivamente, con il pennarello rosso unisce le parole mediante il numero 8 o un cuore o un fiore; dall’unione delle parole – contenute nei numeri 8, nei cuori o nei fiori – fuoriesce un pensiero, un messaggio, una risposta, una poesia di Maria.

Su mio invito, Maria ha partecipato alla Call for artists – Call for exhibition, indetta dall’Ente del Terzo Settore “Traparentesi”, nell’ambito del progetto SCIC Napoli – Sistema cittadino per l’integrazione di comunità, finanziato dal Fondo Politiche Migratorie e attuato dal capofila Comune di Napoli. La call era finalizzata alla realizzazione di una esposizione d’arte collettiva ed indirizzata ad artisti emergenti, le cui opere proponevano uno sguardo critico in relazione a lingue, culture, genere, classe e abilità, per andare oltre gli stereotipi e le aspettative.

Maria ha partecipato alle selezioni con i suoi lavori in caviardage ed ha superato le medesime con giudizi ampiamenti positivi della critica d’arte Alessandra Ferlito; le sue opere sono state esposte nella mostra “Diversi da chi? Appunti visivi per una critica della normalità”, allestita presso il Liceo Artistico Di Napoli nel mese di aprile. I lavori in caviardage sono, quindi, stati assemblati nel libro d’artista che ha riscosso e sta ancora riscuotendo consensi tra i professionisti del settore artistico, soprattutto per le similitudini alle famose “cancellature” di Emilio Isgro’ (1937). A tal riguardo, invito a leggere la critica delle opere di Maria, redatta da Alessandra Ferlito e contenuta nel catalogo delle opere esposte nella mostra, scaricabile dal sito dell’ETS Traparentesi.

Il libro d’artista di Maria Martuscelli è un esempio virtuoso di inclusione sociale, di come il principio di solidarietà e di sussidiarietà in senso orizzontale, se ben attuati nel mondo scolastico, possano dare risultati importanti; è un esempio di come la disabilità non sia una malattia ma un fatto umano, una condizione dell’essere umano – permanente o temporanea – relativamente alla quale bisogna intervenire in maniera efficace ed efficiente, andando al di là di ogni mero intento assistenziale o caritatevole, in una ottica fortemente emancipatoria.

La disabilità (o, meglio, la vulnerabilità) è una esperienza umana universale che tutti noi possiamo sperimentare nel corso della nostra esistenza, relativamente alla quale è il contesto, l’ambiente, a fare la differenza, nella misura in cui questo sa includere adottando tutti gli accomodamenti ragionevoli indispensabili per garantire la piena e  pari dignità di ogni persona, nel rispetto della sua normale specialità, ed assicurare l’esercizio dei suoi diritti.

Il libro di artista di Maria Martuscelli è esempio virtuoso di come l’inclusione – scolastica e sociale – sia un processo evolutivo che impegna sinergicamente, in un legame osmotico e inscindibile, la Scuola/Università, il Territorio e il Terzo Settore.

Gli artt. 2 e 3 della Costituzione – in combinato disposto – sono la bussola che orienta all’interno di questo processo evolutivo: la pari dignità sociale, sviluppandosi nell’uguaglianza sostanziale, concreta il disegno personalista tratteggiato dal Costituente e lo distribuisce, senza diluirlo, all’interno della società che deve collaborare tutta – in ragione di un’umanità condivisa – alla realizzazione di un contesto inclusivo che non estrometta la disabilità dai processi di implementazione dell’identità personale.

Personalismo, solidarismo ed eguaglianza sostanziale si incontrano e si intrecciano nel tessuto costituzionale per fondersi con gli art. 34 e 38, nei quali la vocazione all’inclusione della Carta fondamentale emerge in maniera esplicita.

Personalismo, solidarismo ed eguaglianza sostanziale sono anche i principi informatori della didattica sperimentale strutturata, in maniera “sartoriale”, per Maria Martuscelli. Sono la chiave di volta del successo formativo della studentessa, suggellato nel suo libro d’artista “Quaderno in Caviardage, 2023-24”.

Affinchè l’inclusione scolastica delle persone con disabilità diventi presto, in ogni scuola, un abito mentale (non comportamentale) da indossare con ragionevolezza (non con ipocrisia).

  1. Il giorno 3 giugno 2024 – a distanza di quasi un mese dalla presentazione del libro d’artista di Maria Martuscelli presso l’Università del Sannio – la mostra “Diversi da chi? Appunti visivi per una critica della normalità” è stata riallestita, su specifica richiesta del Comune di Napoli, presso il Real Albergo dei Poveri di Napoli, nell’ambito nel convegno finale del Progetto SCIC. I lavori in caviardage di Maria Martuscelli, compreso anche il suo libro d’artista, hanno riscosso ulteriori apprezzamenti dal mondo scolastico, accademico, politico e dalla società civile tutta.

 

 

 

Il Liceo Artistico Di Napoli tra storia e arte.

di

Fabio Carotenuto

Amici del Lan (Liceo Artistico Di Napoli)

 

Ringrazio gli organizzatori per l’invito e gli astanti per la partecipazione.

Prendo la parola non solo in qualità di scultore e di docente di discipline plastiche, scultoree e scenografiche, ma soprattutto in qualità di socio fondatore dell’Associazione Amici del LAN (Liceo Artistico Di Napoli).

Istituito nel quadro della riforma dell’istruzione nazionale firmata da Giovanni Gentile (RR.DD. 29 giugno 1924 n. 1239 e 7 giugno 1926 n. 214), il Liceo Artistico Statale Di Napoli, di cui quest’anno, appunto, ricorre il centenario, nasce all’interno dell’Istituto di Belle Arti (che contestualmente riprendeva la sua originaria denominazione di Accademia), finalizzato ad una formazione artistica “alta, indipendente dalle sue applicazioni alle industrie”, in contrapposizione alle Scuole d’Arte, orientate, invece, fin dalla fine dell’Ottocento, proprio a favorire quelle relazioni, sui modelli europei dei musei industriali e delle scuole annesse. Sottolineo: “formazione artistica alta e indipendente dalle sue applicazioni alle industrie”, ovvero,

educazione all’arte per l’arte. È il tempo in cui le prime avanguardie artistiche del ‘900 trovano una prima corrispondenza negli ambienti culturali nazionali, quando non ancora nel gusto popolare! Vengono riformate le scuole propedeutiche già presenti all’interno degli Istituti di Belle Arti e, quindi, istituiti sette Licei (Milano, Bologna, Venezia, Firenze, Roma, Napoli, Palermo) che assumono la denominazione delle Accademie all’interno delle quali operano. Quello più a sud di Roma, sulla terra ferma, è il Liceo Artistico “Di Napoli”, elemento, quest’ultimo, quale nome al pari di quello dell’Accademia in cui agisce.

Negli anni del secondo dopoguerra, e fino alla fine degli anni settanta, il Liceo Artistico Di Napoli dà vita, come sezioni staccate da sé, a scuole in altri comuni campani. Così prende vita l’artistico “Di Napoli” a Benevento, in cui si diploma Mimmo Palladino, così nascono l’Artistico “Di Napoli” a Salerno, ad Aversa, a Cardito, a Monteruscello…. Il Liceo condivide con l’Accademia la sede dell’antico convento di San Giovanni delle Monache in via Costantinopoli. Il percorso di studi, da subito diviso nei due indirizzi “Accademia” e “Architettura”, assume uno spiccato carattere di propedeuticità che segna un legame fortissimo tra le due istituzioni nelle quali i giovani alunni completano il loro percorso di studi. La frequentazione degli stessi spazi – in particolare la biblioteca, il teatro e il cortile, luogo privilegiato di soste e incontri tra compagni di liceo e di accademia, tra allievi e maestri nonché di scambi tra l’interno e l’esterno dell’Accademia – crea un rapporto indissolubile tra le due istituzioni, rapporto sancito anche dalla condivisione degli organi di direzione e di gestione amministrativa. Inoltre, fin dalle origini, anche l’insegnamento dei docenti ha una caratteristica di fluidità tra le due istituzioni: a volte lo stesso docente insegna sia in Accademia che al Liceo, nei ruoli di ordinario o di assistente ( ruolo previsto nei liceo fino al 1983), si sposta da una scuola all’altra e frequentemente è il maestro d’Accademia a individuare e segnalare, tra i suoi allievi migliori, che hanno completato il percorso di studio, il candidato ad occupare posti lasciati vuoti di assistente al liceo, da cui inizierà una trafila che lo vedrà, poi, passare a quello di ordinario o assistente in Accademia, fino all’ambito ruolo di maestro: queste tappe accomunano intere generazioni di artisti, dai primi maestri ancora di formazione ottocentesca, come Giuseppe Aprea, Vincenzo Migliaro, Gaetano Chiaromonte fino alla generazione dei docenti degli anni ’20 e ’30, che hanno svolto la loro attività didattica sia al liceo che in Accademia, come Armando De Stefano, Augusto Perez, Domenico Spinosa, Guido Tatafiore, Raffaele Lippi, Francesco Capasso, Renato Barisani, Carmine Di Ruggiero, Gerardo Di Fiore, Bruno Starita, Raffaele Iandolo, Giuseppe Pirozzi e altri.

“La necessità di trasferire l’attività del Liceo in una nuova sede, trova la sua realizzazione all’inizio degli anni ’80, ma tale esigenza viene già avvertita sul finire degli anni ’60: nel 1968 il conte Paolo Gaetani, Presidente dell’Accademia, in un documento inviato al Provveditorato agli Studi di Napoli e conservato nell’Archivio Storico del Liceo Artistico, sottolinea l’urgenza di tale necessità, auspicando che tale sede possa essere «possibilmente presente nella zona di Capodimonte o Fuorigrotta o – aggiunge – in qualsiasi altra zona dove la medesima si rendesse reperibile». Il carattere di impellenza assegnato alla necessità di trasferimento del liceo è, sicuramente, dettato anche dalla straordinarietà dell’anno che si sta vivendo, che porta il vento fresco e, al contempo, bruciante della novità rivoluzionaria, della contestazione organizzata: sicuramente la gestione di un numero di studenti elevati rappresenta un problema in più e, dunque, detta la necessità di dividere la compagine studentesca”. (ct. L. Starita – Archivi scuole storiche napoletane).

Al 1972 risale il più antico documento nel quale si parla del Convento dei Santi Apostoli come possibile nuova sede del Liceo. Il convento, Monumento Nazionale di proprietà dello Stato, risalente ai primi anni del 1600, all’inizio degli anni ’70 viene liberato dalla presenza della Manifattura dei Tabacchi e, sul finire del decennio, viene assegnato definitivamente, “sine die”, al Liceo Artistico Statale Di Napoli. Imponenti i lavori di restauro dello stabile condotti dall’impresa Castaldo, direttore dei lavori l’ingegnere Nardella, sotto il controllo del Genio Civile nella persona dell’ingegnere Paolo Martuscelli, nonché meticolosamente curati, in ogni particolare, dall’architetto Mario Rispoli, che restituirono filologicamente al complesso anche la grandiosità e la bellezza di un tempo.

Il 1983 segna il primo anno scolastico a regime del Liceo nella nuova sede conventuale dei Santi Apostoli. Grande eco ebbe sulla stampa la prima mostra didattica conclusiva dell’anno scolastico. A tal riguardo si riporta: “il Mattino”, 15 giugno 1983, di Michele del Buono – «La scuola torna ad essere un motore di produzione culturale e di dibattito. … L’esempio più evidente ci viene in questi giorni dalla mostra didattica organizzata dal Liceo Artistico Di Napoli … che vede tra i docenti alcuni dei più prestigiosi nomi della ricerca artistica campana (Persico, Alfano, Desiato, Ruotolo, Panaro, Scolavino, Rezzuti, De Falco, Colucci, Lezoche, ecc.) »;“L’Unità”, di Maria Roccasalva – «le scuole di Ruotolo, di De Falco e Colucci riescono ad equilibrare la necessità dello studio con la libertà creativa. Non del tutto positiva ci sembra l’interferenza di Desiato, un artista tra i più affermati, la cui personalità esercita un gran fascino sugli allievi che lo imitano spesso maldestramente, così come la travolgente personalità della Panaro si avverte anche nei temi sviluppati dagli allievi e nell’impiego della cartapesta; ma i lavori in terracotta denotano la dedizione e la perizia tecnica della scultrice e docente di modellato. Interessanti sono le sezioni di Scolavino e Rotella, troppo rispecchiante il docente è la scuola di Rezzuti…. ».

Ancora, poi, al Liceo, altre personalità quali Mario Ricciardi, Nando Gaeta, Gabriele Castaldo, Vincenzo Russo, Giuseppe Gargiulo, ecc… .

La storia dell’arte cittadina, nazionale e internazionale è contrassegnata dalla presenza degli artisti, docenti ed ex allievi, nel Liceo Artistico Di Napoli, scuola propedeutica ai percorsi Accademici, ma anche luogo quotidiano di incontro e scambio di idee ed esperienze. Ricordando appena, per brevità, tali artisti, protagonisti della scena culturale e artistica del secondo dopoguerra a Napoli, a partire dagli anni ’50, si fa cenno, ad esempio, alla famosa mostra Al Blu di Prussia, diretta da Guido Mannajuolo, che contribuì in modo rilevante a sprovincializzare l’ambiente artistico napoletano e dove, qualche anno più tardi, fu ospitato il Gruppo Sud. E, ancora, sull’abbrivio di esperienze già maturate durante gli anni ‘50 e ‘60, si possono ricordare il Movimento d’Arte Concreta, il Gruppo 58, quello dei Nucleari e dei Cinetici, in sintonia con le ricerche d’avanguardia che andavano sviluppandosi in altri paesi d’Europa e negli Stati Uniti; tra i citati artisti, anche alcuni dei protagonisti della Transavanguardia e della Patafisica.

Dal 2018, stipulati specifici accordi, collabora con il Liceo Artistico l’Associazione Amici del LAN– Artisti in Movimento, di cui fanno parte rappresentanti di istituzioni superiori ed enti pubblici, artisti e docenti che, per motivi di studio o di lavoro, hanno in qualche modo incrociato i percorsi formativi della scuola, decidendo, con l’associarsi, di mettere a disposizione degli studenti e del personale la loro esperienza, la loro progettualità, nonché la possibilità di creare, per essi, ulteriori sinergie con altre agenzie formative.

L’Associazione, sedimentata nel prestigioso Complesso Monumentale dei Santi Apostoli di Napoli, è intenta a creare “nuove geometrie” di rapporti territoriali, espresse in particolar modo con il coinvolgimento delle Istituzioni scolastiche e dei vari Atenei del territorio campano, dove la vasta offerta formativa è espressione del credo educativo per una “scuola e università inclusiva”, che punta alla formazione integrale ed integrata delle studentesse e degli studenti, intesi come cittadini attivi, valorizzandone l’unicità ed educandoli alle scienze umane, alle lettere e alle arti attraverso la promozione del benessere e della motivazione ad apprendere.

 

 

 

Le pratiche didattico-pedagogiche adottate dal Liceo Artistico Di Napoli, in collaborazione con il territorio e il terzo settore, per l’inclusione degli studenti con disabilità

di

Katia Pirozzi

Liceo Artistico Di Napoli

 

Il Liceo Artistico Statele Di Napoli è da sempre a forte vocazione inclusiva.

Il mio incontro, come docente di sostegno, con questa meravigliosa realtà è avvenuto 10 anni fa.

La mia idea di scuola e di insegnamento è cambiata radicalmente: ha aperto la mia visione mentale e didattica, considerando i vincoli burocratici ai quali il nostro lavoro deve sottendere. Io sono una docente abilitata nelle materie economico-giuridico-aziendali e le mie esperienze pregresse nascono da un mondo legato alla professione; sono un consulente del Lavoro che ha maturato esperienze in campo fiscale e previdenziale. In particolare sono stata per due anni responsabile di un patronato del lavoro e CAF, e forse questo mi ha consentito di avere una visione completa sull’intero mondo della disabilità.

Questo è accaduto soprattutto a fronte dell’ambiente scolastico e in particolare reso possibile dagli stimoli dei ragazzi: gli alunni hanno un approccio alla diversità, intesa nella sua accezione più ampia, che non ho riscontrato in nessun altro luogo. Questi ragazzi non hanno o non vivono pregiudizi di alcun tipo e, secondo il mio punto di vista, garantiscono opportunità e scenari che solo in contesti del genere possono prendere spazio.

La mia esperienza ha avuto una svolta nel 2018, quando ho accettato l’incarico di Referente per l’Inclusione; nei due anni precedenti ho affiancato il prof. Maurizio Cimmino, referente del sostegno Liceo Artistico, mio tutor di specializzazione sul sostegno nel lontano 2006, che ho avuto il piacere di rincontrare al Liceo nel 2015. Nel 2018 ci sono stati diversi cambiamenti nello staff di vicepresidenza: il Prof. Fabio Carotenuto, primo collaboratore della DS Prof. Antonella Giugliano, coadiuvato dal prof. Giuseppe Gargiulo, ha proposto la mia candidatura, su suggerimento del collega Cimmino, in qualità di referente area sostegno

Ho accettato tra timori ed incertezze pensando all’onere morale che mi attendeva; ho iniziato con un gruppo di 25 alunni, 23 colleghi di sostegno e 7 assistenti alla comunicazione e relazione.

Il team di sostegno è cresciuto gradualmente, investendo in fiducia e condividendo valori e pratiche didattico pedagogiche, spesso, anche oserei dire, sperimentali; dopo sei anni i risultati ottenuti sono notevoli: attualmente ci sono più di 50 alunni, assistititi e coadiuvati da un corpo docenti di 54 unità 40 assistenti, suddivisi in assistenti alla relazione e comunicazione, educatori e psicologi.

Mi sembra doveroso passare ad illustrare in maniera dettagliata come poi operativamente è stato possibile realizzare tali risultati.

Il mio primo contributo nasce con l’orientamento in ingresso degli allievi con disabilità: conosco la famiglia e gli alunni, per capire il grado di disabilità e i possibili interventi da mettere in atto; ho colloqui con i docenti di sostegno della scuola secondaria di primo grado e con tutte le figure di riferimento; se invitata, partecipo ai Glo presso la scuola secondaria di primo grado. Questa “conoscenza” mi aiuta nell’individuazione del docente di sostegno e nella scelta, eventuale, dell’assistente che supporterà lo studente per l’intero percorso di studi

Il Liceo Artistico, da più di un decennio, aderisce al progetto bandito dal Comune di Napoli relativo alla possibilità di reclutare personale di supporto ai ragazzi con disabilità, ovvero gli alunni  hanno l’opportunità di essere affiancati da assistenti alla comunicazione e alla relazione.

La presenza quotidiana di queste figure specialistiche (assistenti ASACOM e W.O.C.E., educatori e psicologi) implementa il lavoro dei docenti curricolari e di sostegno in ogni classe: sia lo studente con disabilità che la sua classe hanno la possibilità di fruire di competenze e professionalità tali che consentono al gruppo di crescere in armonia e con il supporto costante di personale altamente qualificato. La sinergia del team garantisce un’elevata possibilità di successo formativo dell’intero gruppo classe, dato ampiamente sperimentato e supportato dalla crescita sia delle iscrizioni degli alunni con disabilità ma anche di alunni con bisogni educativi speciali.

A riguardo del progetto – altro mio contributo – mi occupo del suo intero processo: il Comune di Napoli nel periodo di maggio emana il bando; i progetti di intervento socio-relazionali per ciascun alunno, elaborati dalla scrivente con il supporto dei docenti di sostegno, individuano le figure di riferimento da richiedere; le ore di assistenza e le figure sono condivise e scelte insieme ai neuropsichiatra degli alunni. La scuola invia al Comune di Napoli tutta la documentazione per ogni singolo alunno e poi, nel mese di settembre-ottobre, vengono approvate le richieste ed erogati i relativi fondi, richiesti in fase di progetto. A questo punto, la scuola si deve attivare con un bando per il reclutamento delle figure professionali, sempre curato dalla mia persona. Dopo aver esaminato le candidature e stilato la relativa graduatoria, dove si dà importanza alla continuità didattica, vengono individuati gli assistenti che sono assunti mediante un contratto di prestazione d’opera intellettuale. L’intero processo si completa a fine anno scolastico con l’invio della rendicontazione, ovvero delle ore di servizio effettivamente prestate a favore dei diversi alunni. È un progetto che prevede competenze di vario genere: progettazione relativa alla didattica speciale, conoscenze legali e amministrative (per la redazione bando e la selezione del personale), contabili (in sede di redazione finale della rendicontazione). In questo lavoro sono  sempre stata coadiuvata da una persona di elevato livello professionale ed umano del Comune di Napoli, la Dott.ssa Marianna D’Agostino, che segue il progetto da tantissimi anni; il nostro rapporto ha consentito di poter migliorare il servizio per l’intera rete scolastica napoletana: le osservazioni e gli scambi sull’implementazione riguardo al funzionamento del servizio, su figure professionali, tempi di esecuzione del progetto, voci di bilancio da attivare e soprattutto modulistiche da approntare hanno consentito una fruibilità maggiore per tutti. La scuola, inoltre, garantisce alle famiglie un contributo di trasporto annuale, sempre messo a disposizione da un altro bando del Comune di Napoli. Si tratta di un contributo economico di circa 1.500 euro annuali a fronte di bus di trasporto privati, accompagnatori eventuali e spese auto varie per i propri figli.

A questo punto, mi sembra opportuno illustrare una giornata tipo di uno studente con disabilità presso il Liceo Artistico: gli alunni che seguono una programmazione differenziata, ovvero i ragazzi che hanno un  grado di disabilità intellettiva più grave o compromessa, dalle prime ore del mattino fino alle ore 11 (massimo ore 12, a seconda delle giornate), sono nelle loro classi e lavorano su letto-scrittura e calcolo, insieme ai compagni di classe; dopo le ore 12 vengono allestiti spazi dedicati, ovvero i ragazzi sono invitati alla partecipazione di laboratori di gruppo: gli studenti, a classi aperte, possono partecipare a lezioni di musicoterapia, danzoterapia e potenziamento di scultura e pittura. Capita che i laboratori, con i relativi professionisti, organizzino momenti di concertazione: ad esempio la danzo terapista si avvale della musicoterapia e i due gruppi divengono uno; ancora il laboratorio di scultura e pittura realizza gli strumenti musicali per la musicoterapia; la porta dello Spazio di ascolto della scuola è stata realizzata dai ragazzi con disabilità nel laboratorio di pittura e scultura.

Avere a disposizione, oltre ai docenti, gli assistenti consente di offrire ai nostri allievi altri e alti momenti di inclusione; in questo modo i nostri alunni possono permanere a scuola anche per l’intero orario scolastico, che termina alle 15.10.  Non è da poco considerare l’intera permanenza a scuola; ricordo che, quando i ragazzi con disabilità crescono, non possono più ottenere tante terapie esterne, per mancanza di fondi nel comparto sanitario e questo, naturalmente, li priva di un loro diritto che non sempre garantisce la loro completa crescita personale. Tengo, inoltre, a precisare che per potenziare le autonomie sociali gli alunni, un paio di volte a settimana, vengono accompagnati, da docenti ed assistenti, sul territorio al fine di incrementare le autonomie personali: i ragazzi vengono sollecitati nelle regole di comportamento stradali, nel potenziamento di spese nei vari negozi e approccio agli uffici pubblici, poste e uffici.

Per gli studenti con disabilità che seguono un percorso con obiettivi equipollenti, le figure professionali assistono gli alunni in classe fornendo supporti relazionali e comunicativi soprattutto con il gruppo dei pari.

In questi ultimi due anni ho avuto anche uno sguardo più attento per l’orientamento in uscita, grazie al confronto con le Asl del territorio napoletano, alle assistenti sociali del Comune, alle Associazioni e alla Fondazioni e ai rapporti nati di recente con alcune università, tra cui Università di Napoli “Orientale”. Quest’anno per la prima volta ci è stato inviata una brochure per favorire l’orientamento all’università di D.S.A. e D.A.; in qualità di Liceo Artistico abbiamo indirizzato i nostri alunni alla partecipazione di eventi organizzati dalle Facoltà di Archeologia e Scienze Politiche dell’Università degli studi di Napoli “Orientale”. Sono in contatto con la Fondazione Grimaldi, progetto Spes, ed altre Associazioni, tra cui Foqus, presenti sul territorio, soprattutto per gli alunni che non conseguono il diploma, ovvero per coloro che conseguono l’attestato di frequenza: i ragazzi, dopo il percorso liceale, possono iniziare un percorso post scolastico che garantisce loro di continuare una vita sociale e relazionale.

Voglio precisare che i contatti con le fondazioni e le associazioni consentono agli alunni, non solo Bes, dei supporti anche durante il percorso scolastico: doposcuola, proposte di attività sportive, ricreative e ludiche.

In particolare, quest’anno, abbiamo – io e la Prof.ssa Sara Amato, che è stata nominata Referente dell’Intercultura-, stretto un’attiva e proficua collaborazione con l’Ente del Terzo Settore “Traparentesi”: i professionisti di questa associazione hanno tenuto nel nostro Liceo un corso di italiano L2 per stranieri. La novità, rispetto alle altre istituzioni scolastiche, riguarda l’orario del corso: il corso si è tenuto di mattina, durante l’orario di lezione. Si è compreso – rispetto agli anni precedenti, quando invitavamo gli studenti con background migratorio a seguire corsi di Italiano L2 presso strutture esterne – che i ragazzi disattendevano questa nostra indicazione. Abbiamo compreso che il motivo risiedeva nella lunghezza del nostro orario scolastico, dalla 8.30 alle 15.10, e naturalmente nelle problematiche familiari e personali. Si è valutato, dopo il confronto con diversi operatori di varie associazioni, che il corso potesse ottenere successo solo se implementato a scuola per poche ore settimanali; siamo stati attenti a non fruire sempre delle stesse ore disciplinari per evitare continue assenze nella stessa materia. Alla fine, la partecipazione ai corsi di Italiano L2 in orario curriculare è stata elevata ed ha inciso profondamente sul successo formativo degli studenti.

Per far comprendere quanto l’inclusione sia possibile e sia divenuta realtà, vi racconto un episodio avvenuto di recente, il giorno 11 aprile 2024: il dipartimento di Salute Mentale di Napoli ci ha invitato, come scuola ad alta vocazione inclusiva, a partecipare alla giornata della consapevolezza sull’autismo. È stato organizzato un convegno presso l’ex presidio Leonardo Bianchi di Napoli dal titolo “Autismi, neurodivergenze e normotipicità. L’inclusione possibile”.

Siamo intervenuti come scuola, grazie al supporto della nostra classe 5°A. E’ stato strutturato un intervento ad hoc: i ragazzi hanno messo in scena un fumetto ideato e realizzato interamente da un loro amico con disabilità. Rispetto alle altre scuole del territorio che hanno condiviso un momento inclusivo con un loro amico di classe autistico, i ragazzi della 5° A sono andati oltre: sono entrati nel mondo immaginario di G., dove il “cattivo”, ovvero i pensieri della sua patologia, è stato sconfitto grazie all’intervento e all’aiuto dei suoi amici; lui invitava ad entrare i suoi compagni di classe nel suo mondo per sconfiggere questa “presenza”, per liberarsi di questo suo disagio. Quello che mi ha colpito è la richiesta di aiuto che G. ha saputo formulare e, quindi, la capacità che lui ha sviluppato a livello relazionale e alla concreta richiesta di aiuto nei riguardi dei suoi pari; G., cinque anni fa, non relazionava con nessuno, tranne con qualche figura adulta. Devo anche dire, per amore di verità, che purtroppo G. in questa giornata fisicamente non c’era, noi crediamo per timore dei genitori. Mi auguro che tutto quanto è stato ideato e messo in atto in questi anni abbia seguito.

 

 

Diversi da chi? Esperienze interculturali di inclusione e partecipazione attiva alla vita scolastica

di

Luigi Maria Salerno

Traparentesi APS

 

Con grande piacere ho raccolto l’invito degli organizzatori ad essere oggi qui presente per raccontarvi il contesto in cui è nato il Quaderno d’Artista di Maria Martuscelli. In qualità di Presidente di Traparentesi APS mi è capitato molte volte di partecipare a iniziative sociali orientate ad affrontare il tema dell’inclusione scolastica degli alunni in condizione di vulnerabilità. La nostra organizzazione da circa 15 anni opera, infatti, nei quartieri più problematici della città di Napoli mettendo in campo progetti e servizi rivolti a minori e giovani, sia italiani che con background migratorio, in condizione o a rischio di marginalità sociale, concentrando la nostra azione nei contesti scolastici ad alto tasso di dispersione e con alta incidenza di alunni di origine straniera. Tra il 2021 e il 2023 abbiamo avuto l’opportunità di partecipare, in qualità di partner del Comune di Napoli, alla realizzazione del progetto “SCIC”, un intervento multidimensionale volto a sviluppare una rete diffusa di servizi sociali a favore delle comunità migranti presenti sul territorio cittadino. Si tratta di un progetto di rilevanza nazionale, finanziato dal Ministero per le Politiche Sociali nell’ambito del Fondo per le Politiche Migratorie, in cui Traparentesi si è occupata, in particolare, di coordinare una specifica linea di intervento volta a favorire l’inclusione delle nuove generazioni, principalmente attraverso attività formative, laboratoriali, di mediazione linguistica e di socializzazione interculturale all’interno di scuole primarie e secondarie. Grazie al progetto è nata una proficua collaborazione con il Liceo Artistico di Napoli e in particolare con le docenti referenti del settore inclusione, la Prof.sa Sara Amato e la Prof.sa Katia Pirozzi. Di concerto con il Liceo abbiamo, in prima istanza, realizzato dei corsi di Italiano L2 per consentire agli alunni di madrelingua non italiana di fortificare le loro abilità comunicative e di recuperare il gap linguistico nello studio delle materie curricolari. Successivamente, vista anche la specificità dell’istituzione formativa ospitante, abbiamo proposto alla scuola di attivare un laboratorio interculturale incentrato sui linguaggi artistici e sull’espressione creativa. Gli alunni dell’istituto hanno liberamente scelto di partecipare al laboratorio candidandosi ad una “Call for artist” aperta a tutti gli studenti. Hanno risposto all’invito sia studenti di origine straniera da poco giunti nel nostro Paese sia alunni con cittadinanza italiana, fra cui Maria Martuscelli. Il laboratorio, egregiamente portato avanti dalla curatrice d’arte Alessandra Ferlito in collaborazione con l’esperto di comunicazione interculturale Francesco Delia, ha avuto come focus principale il tema degli stereotipi sociali e culturali che molto spesso si ritrovano nella narrazione ufficiale dell’immigrazione, della diversità e della disabilità. Gli studenti sono stati accompagnati nell’ideazione e nello sviluppo di proposte artistiche originali a partire dalle diverse sensibilità dei partecipanti, adeguando le modalità e gli strumenti di lavoro in funzione delle loro specificità.

Con Maria Martuscelli il percorso si è svolto attraverso incontri online, grazie al costante supporto e alla disponibilità dei suoi genitori. In continuità con la sua pregressa attitudine, si è scelto di lavorare con la tecnica specifica del caviardage e attraverso la rielaborazione di testi scritti di carattere narrativo, poetico e saggistico. Il percorso laboratoriale svolto con Maria e con tutti gli altri studenti si è rivelato essere una preziosa occasione per ragionare collettivamente sul tema dell’inclusione, termine spesso usato in maniera impropria e senza molta consapevolezza del suo significato. Voler includere, infatti, presuppone spesso l’accettazione di un concetto unidimensionale di normalità e la codifica di un sistema valoriale riconosciuto dalla società di quali sono le strade per adeguarsi a tale standard comune, riservando per contro alla diversità sentimenti diffusi di ostilità e paura. Sentimenti e approcci molto diffusi quando ci si confronta con il tema della diversità culturale e che sovente generano pregiudizi e incapacità di riconoscere e accogliere le differenze come risorse e non come preoccupazioni. Approcci che in diverse occasioni abbiamo ritrovato anche nei nostri progetti volti a favorire buone pratiche di inclusione scolastica rispettose del background personale e familiare degli studenti, molti dei quali esposti a fenomeni di discriminazione razziale anche se nati e cresciuti in Italia. Discorso che, con i dovuti distinguo, si può estendere al tema della disabilità sia pure in presenza di un diverso sistema normativo di riferimento e di una più lunga esperienza delle scuole nel confrontarsi con pratiche e procedure di inclusione attiva nel sistema di istruzione e formazione. Senza voler entrare nel merito di una questione estremamente complessa e combattuta, quello che ci tengo a far emergere oggi, ragionando dal punto di osservazione di un Ente del Terzo Settore che collabora attivamente con il mondo della a Scuola, è che il tema dell’inclusione è strettamente legato al fenomeno delle disuguaglianze e alla carenza di diritti sociali e come tale non può sottrarsi ad una riflessione più ampia sul funzionamento e sulla trasformazione del sistema formativo in una prospettiva più ampia. All’interno del progetto “SCIC” e più in generale in tutte le progettualità che ci vedono in stretta sinergia con le scuole e con gli attori pubblici del territorio, proviamo a portare avanti interventi basati sulla corresponsabilità educativa ossia su una metodologia di lavoro che garantisca una presa in carico globale dello studente incentrata sul riconoscimento dei suoi bisogni specifici e sulla valorizzazione delle sue potenzialità, co-programmando insieme ai docenti e alle famiglie attività e percorsi di recupero maggiormente condivisi e, potenzialmente, più efficaci. La collaborazione con le docenti del Liceo Artistico rappresenta, in tal senso, un esempio virtuoso della cooperazione che si può sviluppare quando scuola e territorio uniscono le loro forze, dando priorità alle persone anche in presenza di rigidità organizzative che spesso finiscono per uniformare e depotenziare l’azione di sostegno. Il laboratorio svolto con gli studenti del Liceo è stata inoltre l’occasione per consentire ai partecipanti di poter dar vita ad un progetto artistico concreto e riconoscibile non solo per la sua valenza sociale ma anche per la qualità delle sue realizzazioni. Ogni alunno è stato infatti accompagnato nella realizzazione di un prodotto finale che è stato poi esposto in una mostra collettiva aperta al pubblico realizzata nei locali dell’istituto.

Siamo particolarmente lieti che tra i lavori portati in mostra vi sia anche l’opera di Maria Martuscelli e di aver dato il nostro piccolo contributo alla diffusione del suo primo Quaderno d’Artista, augurando a lei e a tutti gli altri giovani autori di poter intraprendere come Cittadini e come Artisti una strada ricca di soddisfazioni personali e professionali.

 

 

 

Le parole lasciano un segno. Uno sguardo sul libro d’artista di Maria Martuscelli

di

Valeria Genovese

Liceo Artistico Statale Di Napoli

 

Buongiorno a tutte e tutti.

Ringrazio gli organizzatori per l’invito, al quale ho risposto con entusiamo. Oggi sono qui presente in veste di storica dell’arte, con esperienze di ricerca scientifica, alle quali ho aggiunto competenze di didattica speciale a partire dalle arti visive.

Vorrei usare questi pochi minuti per presentare il lavoro di Maria Martuscelli ricorrendo ad una scena famosissima di un film di culto. Una scena che può aiutarci a individuare i binari entro cui, dal punto di vista storico-artistico, collocare il lavoro di Maria.

https://www.youtube.com/watch?v=poQify7dyS8

“È effettivamente ceruleo”, dichiarava Miranda Priestley osservando il maglioncino dell’assistente Andrea Sachs, allegramente inconsapevole di aver indosso qualcosa che avesse una storia alle spalle e, nel caso specifico del sistema della moda, anche una precisa concatenazione di scelte e strascichi.

“È effettivamente una cancellatura”, dichiariamo noi osservando il lavoro di Maria: un lavoro che appare semplice e ingenuo, come un maglioncino azzurro, e invece rimanda a cose molto più complesse, come un maglioncino ceruleo. A cosa ci riferiamo, quando diciamo “cancellatura”?

Ci riferiamo ad un’operazione sofisticata ormai ben nota tanto da risultare inclusa nei manuali scolastici di storia dell’arte in riferimento al modulo contemporaneo riservato alla Poesia visiva.

Le cancellature di Emilio Isgrò (un siciliano del 1937 attivo tuttora a Milano) datano a partire dal 1964 e sollevarono un ampio dibattito sia in ambito artistico che letterario. Nonostante la vicinanza a quanto in quegli stessi anni stavano sperimentando i colleghi di movimenti ben strutturati (pensiamo al Gruppo 70) che si muovevano tra scrittura sperimentale e poesia visiva, Isgrò ha sempre mantenuto una posizione autonoma all’interno della più sfaccettata Arte Concettuale.

Come possiamo vedere negli esempi qui proposti, i testi su cui inizialmente Isgrò agisce sono stralci di quotidiani: risparmiando dalla cancellatura pochi selezionati vocaboli, non sempre semplici sostantivi quanto locuzioni o connettivi logici, l’artista restituisce un testo nuovo, da reinterpretare, da interrogare. Sollecita l’intelligenza dell’osservatore, implica la partecipazione del pubblico alla co-costruzione del significato, induce il desiderio delle parole assenti.

Agli stralci giornalistici seguiranno volumi interi, enciclopedie illustri, testi integrali, ottenendo effetti anche di enorme denuncia sociale, come nel caso del recente mappamondo con i dieci comandamenti cancellati ad eccezione di Non uccidere. L’installazione è stata commissionata per celebrare i 75 anni della promulgazione della Costituzione repubblicana: non uccidere come quinto comandamento ma anche come principio indispensabile perché una società si dica civile. I disastri del Novecento, ci dice Isgrò, ci hanno costretti a ricominciare da capo il percorso per definirci umani: se incapaci di amare, come indica Gesù con il comandamento che contempla tutti, almeno limitiamoci a non uccidere.

In sintesi, questa della cancellatura è un’operazione che l’autore ha sempre tenuto a specificare priva di valore iconoclasta, distruttivo, provocatorio, quanto piuttosto tesa a nascondere la parola per proteggerla, tutelarla e restituirla quindi al mondo parlato sotto nuove spoglie.

A chi opera nel campo della storia dell’arte il lavoro di Maria stupisce proprio per la corrispondenza stringente tra l’operazione che lei stessa compie, con naturalezza, e quella, analoga per significato oltre che per forma, compiuta da un artista di fama e spessore internazionale, già decenni prima che Maria nascesse.

La sensibilità artistica che Maria dispiega nello svolgimento del suo compito (il libro è non solo significativo, per i testi scelti, per le parole cancellate e per quelle evidenziate, ma è anche bello da vedere) si fa personale quando (cosa che Isgrò non fa in queste modalità) crea rimandi e collegamenti tra le parole sopravvissute o rimesse al mondo: i fiocchi rosa o gli infiniti continui che costellano il libro ci rivelano una urgenza di farsi capire, una passione comunicativa, una volontà decisa di rivelare i propri pensieri al mondo che commuovono.

Se anche Maria, come l’assistente di Miranda, non era certo consapevole di avere alle spalle un gigante, tuttavia Maria ha usato lo strumento che aveva in mano con grande cura e intelligenza e sensibilità: ogni azione richiedeva una gran fatica, e avrebbe potuto cavarsela con rapida sciatteria. Ma non è stato così. Ogni intervento racchiudeva tutto il senso del mondo.

Le parole lasciano un segno: quanto è vera, questa affermazione, nella vita quotidiana! Parole che feriscono, che umiliano, che condannano, che stigmatizzano, deridono, emarginano o anche parole che rimettono al mondo, legittimano, fanno esistere. Maria sembra saperlo benissimo: se ogni parola costa fatica (impararla, ripeterla, cancellarla o evidenziarla), scelgo bene quale usare.

Dato il tema all’ordine del giorno di questo convegno, da docente di storia dell’arte devo ringraziare Maria: averla in classe insieme ai compagni facilita il nostro mestiere, agevola l’apprendimento di tutti. Chi tra loro infatti l’avesse vista all’opera, non avrebbe avuto alcuna difficoltà a comprendere uno degli snodi più complessi della storia dell’arte del Novecento. I suoi compagni non avranno difficoltà di accesso al mondo di Isgrò, perché ne riconosceranno le tracce nell’esperienza vissuta con Maria.

Anche questo comporta la fortuna di essere studenti d’arte nelle scuole d’Italia. Studenti facilitati dal contesto quotidiano di vita (fatto di rovine, resti, stratificazioni, piazze, chiese, musei, palazzi, strade, paesaggi), ma anche dal contesto vivace, polifonico, plurale, in ultima analisi democratico, della scuola.

Quindi grazie Maria, per il tuo splendido libro ceruleo.